martedì 15 gennaio 2013

La verità è sopravvalutata


Mi leggete.
A me sembra impossibile, una cosa straordinaria, ma qui i numeri non mentono.
Mi leggete.
Visitate, tornate, chiamate amici, condividete.
Straordinario. Davvero. Straordinario.

All'inizio pensavo "eh sì, apro un blog e verrà solo mia madre"
e invece no, ci siete voi.
Che poi è un bene visto che mia madre ha un pessimo rapporto con l'internet. E con me.
Comunque dicevamo, mi leggete e poi, non paghi, domandate. 
E ad un certo punto arrivate tutti lì, tipo che ci si aspetta al varco, 
"Oh Robi, ma è tutto vero quello che che scrivi nel blog? Cioè, dai, ma ti succedono per davvero tutte quelle cose?"
Allora io glisso, faccio finta di niente, perdo tempo, poi però alla fine cedo,
"no. Non è tutto vero. Diamine, presupporrebbe avere una vita. Certo che no".

Ma io lo faccio per voi, anni fa mi sono fatta una promessa:
"Roberta, se mai scriverai qualcosa, qualsiasi cosa, anche la lista della spesa, fa' che sia avvincente"
capite tutti che questo si traduce in,

Uno) drama al supermercato "c'è una strana nebbia lì fuori, devo fare delle provviste, c'è una strana nebbia lì fuori".
Due) escludere in toto il racconto autobiografico.

Dai, alla fine, il valore che si dà alla verità è sopravvalutato, nella realtà dei fatti viene fuori che è noiosa ed inutile tanto che la bugia è diventata una convenzione sociale.

Ora, pensate a quel paio di stivali bianchi, quelli che avete comprato a Londra quando qualcuno v'ha detto 
"ehi il bianco è il colore dell'estate". 

Ora, pensate  a quando la vostra migliore amica vedendovi a Stansted ad Agosto vi ha accolto con un
"mmm, nuovi? Ma sono BELLISSIMI. Li hai comprati a Londra? Si vede". 


Oppure,
"questa è l'ultima sigaretta".
"Bello il tuo Blog, lo leggo sempre".
"Oh questo perizoma ti sta da dio. No, non ti si vede per niente la pancia".
"Sì, sì lo so che è sposato, ma siamo solo amici".

E potrei andare avanti per ore: convenzione sociale, né più né meno.
Per molti aspetti è meglio così.
Io sinceramente preferisco l'ipocrisia.
Comunque, visto che mi leggete e già vi voglio bene, se proprio insistete eccovi un racconto autobiografico. 
Tutto vero. Nero su bianco. Successo davvero che proprio dici:
"ehi ma guarda tu cosa mi doveva capitare per davvero."

Domenica sera mentre facevo il bucato separando i bianchi dai colorati ho considerato: che strano per una come me, ipocondriaca livello "non toccherò mai il telecomando dell'albergo senza un paio di guanti monouso che chissà gli altri che hanno dormito in questa stanza cosa ci hanno fatto con quell'oggetto lì. Non mi importa nemmeno che chi sta in camera con me mi guarda come se fossi Dexter, non li tocco. A torto, tra l'altro, visto che Dexter uccide solo chi merita di morire e io non utilizzerei mai la stessa gentilezza".
Strano per una come me, dicevo, non utilizzare un disinfettante battericida in aggiunta al più comune detersivo. 
Lo direste mai voi? Nemmeno io. 
Niente pre lavaggio per me, signore e signori. 
E allora ho cominciato a riflettere davvero su questa cosa, ad arrovellarmici proprio, anzi spero che qualcuno di voi abbia pensato intensamente alla pace nel mondo e cose così perché io per un giorno intero ho pensato solo a questo.
Poi sono arrivata alla conclusione: se un organismo non visibile ad occhio nudo riesce a passare indenne i 90 gradi della lavatrice, il detersivo, i tremila gradi dell'asciugatrice, i duecento del ferro da stiro, le mie ditate, l'ipotesi che possa cadere per terra per una mia distrazione o dal terrazzo perché si sa che queste asciugatrici non funzionano poi tanto bene, ecco, se riesce a tener botta a tutto questo, quel micro organismo merita di vivere. 
Merita di vivere anche al posto mio visto che la scorsa settimana ho rischiato di morire per un raffreddore. Un raffreddore.

Già, l'ho detto io che era noiosa: la verità è sopravvalutata. Francamente.

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