martedì 27 novembre 2012

Le parole sono importanti


Quando ormai ero già sicura che niente sarebbe mai cambiato 
e mi ero arresa al è sempre tutto uguale 
ecco che lo vedo. 
Finalmente.
Che poi alla fine è anche semplice, croccante fuori, 
prosciutto cotto 
e un cubo di formaggio al centro 
che appena si scioglie avvolge tutto il panino.

Ah sì, sono in autogrill.
Ah sì, è ora di pranzo.
Ah sì, sto morendo di fame.

Ecco, l'ho scelto.
Ecco, tra i tanti ho capito cosa voglio.
Ecco, l'unico problema adesso è che si chiama
"Amore rosa con un cuore per sorpresa"

non sto scherzando
"Amore rosa con un cuore per sorpresa"
ripetetelo con me
"Amore rosa con un cuore per sorpresa"

Ecco, io proprio non posso, lo capite anche voi.
No.
"Scusi mi dà un Amore rosa con un cuore per sorpresa?"
Dai, facciamo i seri. 
E seriamente dico: 
una parte di me morirebbe all'istante, quella che ha il sale in zucca. 

No perché se ordino un panino del genere disperarmi per Tre metri sopra il cielo quando -Babi scopre che Stevy ha baciato Nichi ma solo perché lui credeva che lei alla festa dei sedici anni di Gixi aveva parlato con Roxi- poi è un attimo. 
Solo una questione di tempo, insomma.
Quindi anche no.

Del resto il nome che diamo alle cose è davvero importante. 
Le parole sono importanti.

Come quella volta che ho mollato quel tipo perché aveva una kappa nel nome, che io magari me la tiro un po' troppo ma TU HAI UNA KAPPA NEL NOME.
Oppure pensate a quello sportivo, Saeid Mohammadpourkarkaragh, pensate quanto poteva essere frustrante per i suoi insegnanti dover pronunciare un nome del genere. Magari lui voleva fare il fisico, il matematico o anche il letterato e se li è inimicati tutti:
"allora oggi interroghiamo Saeid Mohamdp. No. Saeid Mohammjargghsgh. No. Saeid Mohak. Luca vieni su tu. Saeid 4."
E certo che dopo ti dai al sollevamento pesi: non vedo proprio altra soluzione.
O come quella casa automobilistica che era uscita sul mercato con un nuovo modello e aveva avuto la brillante idea di chiamarlo "Schianto".
Loro hanno pensato "Ah che Schianto di macchina" 
La gente invece che portasse sfiga e niente, non l'ha comprata nessuno. 
Vi ricordate? Ecco forse no, falliti all'istante.
Ne hanno venduto un solo pezzo: al genio che ha optato per quel nome. 
Che tra le altre cose ha fatto subito un incidente con grande gioia dei titolisti:
"Schianto con la Schianto"
"Si è schiantata la Schianto"
"Schianto nella notte: era l'unica Schianto".
E cose così, perché poi i titolisti non hanno pietà.

Comunque tornando al panino, ho preso un Camogli.


Le parole sono importanti, Saeid Mohammjargghsgh, Camogli, schianto

martedì 20 novembre 2012

Aiuto


Allora, ho la febbre da una settimana e piove a dirotto 
che è un po' come la combo delle sfighe 
che ti costringe a restare sola in casa, abbandonata da tutto e da tutti.
Che noia, direte voi.
E invece no, dico io, tutta vita. 
Questo isolamento forzato mi ha teso una vera e propria occasione: allontanarmi una volta per tutte da quella fastidiosa contingenza che voi chiamate realtà offrendomi l'opportunità di pensare ad un metodo che mi faccia diventare ricca.
E così ho fatto.

Perfetto signore e signori,
ho scoperto una tecnica per dimagrire senza smettere di mangiare e senza quell'inutile perdita di tempo, tempo che tra le altre cose potrebbe essere impiegato a guardare televisioni stesi su comodi divani, che voi chiamate sport.
Perfetto. 
Dite pure addio a diete e sacrifici. 
Aprite bene le orecchie che sto per darvi una dritta che 
Dukan, te prego, scansate. 

Volete dimagrire?  
Prendetevi un levriero. Il cane intendo. Prendetevi un levriero. 
Il resto lo farà, in poco tempo e senza nessuno sforza da parte vostra, il luogo comune, perché lo sanno tutti che alla lunga cane e padrone finiscono per assomigliarsi.

Ecco fatto, senza tanti sforzi, magri come un levriero.

Sì, chiamatemi pure genio.
Che poi questo metodo è talmente utile che può essere impiegato anche per altre esigenze.

Hai problemi di capelli?
Uno spinone per il nostro amico Kojak. 
Vuoi essere più alta?
Ecco pronto un alano per la nana al tavolo cinque.
Sei diventata suocera da poco e non sai come onorare al meglio questo tuo nuovo ruolo sociale?
Prenditi un chihuahua o uno yorkshire.
E la lista potrebbe continuare all'infinito perché questo nuovo metodo è proprio efficace. Lo so, un genio.

No è che ho la febbre da una settimana e in più piove a dirotto: aiuto.

dieta, perdere peso, febbre, dukan, pioggia

martedì 13 novembre 2012

Il mio problema è la memoria


Arrabbiatissima con i miei genitori, questa è la verità.
Arrabbiatissima.
Da oggi in poi mi potrei descrivere così, 
arrabbiatissima con i miei genitori. 
Non arrabbiata, arrabbiatissima.

La motivazione è presto detta: 
non comprano mai la frutta che mi piace.
A casa dei miei esistono solo quelle mele sfigate. E pere. E kiwi. 
E tutta quell'altra frutta sfigata che piace alla gente sfigata che sfigatamente la  deve sbucciare.

Che poi questa è la stagione dell'uva.
Ma quanto è buona l'uva, dico io?
L'uva, il nettare degli dei.
"Comprate l'uva" dico io.
"L'uva ti fa male alla pancia" dicono loro.
"Non è vero" dico io.
"Sì" dicono loro.
"Ma come fate a dirlo?" dico io.
"Ce l'hai detto tu" dicono loro.
Nego.

Mai e poi mai posso aver detto una cosa del genere.
Nego e passo all'attacco, passo in modalità polemica, quello che devo fare adesso è sfruttare ogni pretesto per menzionare la parola uva e ricordare loro la tremenda mancanza facendo così leva sull'unico strumento al quale due persone cresciute con un'educazione di stampo cattolico sono sensibili: il senso di colpa.


La prima vittima è mia madre.
- Mamma, dove hai messo i costumi, gli occhialini e tutta l'altra roba del mare?
- In soffitta Robi, perché?
- No è che hai dimenticato di metterci la crema solare. Questa qui, fattore 30 U.V.A. Certo che è bella alta, 30 U.V.A, non trovi? 30 U.V.A, deve essere buona. U.V.A. U.V.A

Poi, subito dopo, mio padre.
- Babbo ha chiamato Riccardo.
(nota: Riccardo è l'amico di mio padre che al posto della erre pronuncia la lettera vu)
- Ah ViccaVdo, voVVai diVe. Eh che voleva, ViccaVdo?
(nota: fai credere a tuo padre che hai colto l'ironia e inizia a parlare anche tu come Riccardo, solo dopo si accorgerà di avere una figlia subdola e meschina).
- Eh voleva sapeVe se hai letto quella cosa sull'uVanio impoveVito che t'ha mandato per email. Sì, ho detto pVopVio uVanio impoveVito. UVanio. UVanio.
(nota: "uranio" è l'unica parola che mi è venuta in mente)

Ecco, hanno capito entrambi, adesso è solo questione di tempo, 
ora bisogna farlo lavorare, il senso di colpa.
  
Tutto è bene ciò che finisce bene.
Mia madre ha ricontrollato tutta la roba del mare trovando il tempo per mettere mano al mio armadio facendomi il cambio di stagione sistemando tutti i miei vestiti in ordine cromatico, dal nero più chiaro al nero più scuro. Poi, ovviamente, mi ha sbucciato la mela tagliandola in spicchi a forma di animaletti, fiorellini e personaggi delle favole.

Mio padre, dopo aver avvisato la polizia circa il suo amico Riccardo mi è andato a comprare l'uva che ho mangiato e adesso, ovviamente, ho il mal di pancia.
E quindi niente, avevano ragione loro: l'uva mi fa venire il mal di pancia.

Del resto l'ho sempre detto che il mio problema è la memoria, fin da che mi ricordo.
Parto sempre con dei buoni propositi poi passa qualche minuto e niente, non mi ricordo più nemmeno come mi chiamo, tanto che a quelli che si tatuano il nome dei figli li capisco proprio, io lo farei anche con la lista della spesa:
 "prendi la mozzarella e il pane, ritira camice in tintoria, Kevin e Jennifer amori di mamma".

Quindi se mi incontrate per strada e ho la faccia di chi sta ragionando sui massimi sistemi in realtà son lì che penso 
"cos'è che dovevo fare io oggi?!".
Perché il mio problema, non so se l'ho detto, è la memoria. 
Ah, e l'uva a quanto pare.

memoria, uva, senso di colpa

martedì 6 novembre 2012

Ci sono novità?


Come ogni anno, per me, il 2 Novembre è il giorno del pranzo coi parenti.
Succede sempre così, non importa in quale parte del mondo siamo, il 2 Novembre lasciamo tutto e ci troviamo insieme.
Una tradizione oramai.
Che poi a pensarci è singolare festeggiare proprio il 2 Novembre, il giorno dei morti, ma che vuoi, non siamo di certo una famiglia normale e sicuramente siamo sprovvisti di Santi, per cui.
Comunque un pranzo assurdo.
Infinito.
Un pranzo degno di qualsiasi festa matrimoniale. Al sud.

Al secondo Primo un'idea precisa è balenata alla mia mente:
"vuoi vedere che tutti questi parenti che ricordiamo oggi sono morti proprio durante uno di questi pranzi?"
Al terzo Secondo ne avevo la certezza, 
soprattutto quando alla mia osservazione, 
"che sì, che magari dopo i 7 Primi non c'era bisogno di riniziare daccapo, dagli antipasti, ma si poteva passare al Secondo",
mia madre se ne esce con la frase
"o si festeggia per bene o non si festeggia per niente" 
che il 2 Novembre vuol dire solo una cosa: volevano farci scappare il morto.

Benissimo, da quel momento in poi le occhiate con i miei parenti sono diventate provocazioni, intimidazioni fino ad arrivare a delle vere e proprie minacce: mangiare tutto e in grandi quantità, vince chi non muore, che inizi la sfida.

I bambini hanno lasciato quasi subito il campo di battaglia con la scusa del voler giocare.

Io ho avuto qualche cedimento sul Piccione ripieno di Quaglia ripiena di Anatra
ma ho tirato dritto, la mia strategia era rimanere lontana dall'insalata: non dà quasi nulla di punteggio ma ti riempie come dieci tacchini interi il giorno del Ringraziamento, quindi 10 tacchini americani. Enormi. 

Arrivata al dolce ero stremata ma ancora fiduciosa di poter vincere,
mio padre del resto era già fuori, ha preso i cantucci col vin santo: squalificato all'istante quando ha provato a dividerli con tutti noi. Dilettante.

Panna cotta per mia madre, non ambiva a posizioni alte, aveva già detto di no al riso al profumo di fiori, praticamente era fuori gara. 

Io ho voluto osare: semifreddo al cioccolato con pinoli e mandorle e ciambella calda a lato. Dovevo dare il tutto per tutto se volevo vincere.

Ce la giocavamo io e mio fratello, poi lui sul finire ha detto se potevano incartargli una tagliata che l'avrebbe mangiata a casa.

Ha stravinto, tutti l'hanno guardato con rispetto. 
Anche a me comunque devo dire che non è andata poi così male: non morire è sempre un'ottima prestazione.

Anzi dovremmo rifletterci più spesso, soprattutto quando le cose sembrano andare male. 
Avrei dovuto capirlo prima:
- Mamma ha riportato la versione di Latino, ho preso 3 però anche oggi non sono morta.
- Beh, brava amore di mamma.

Ma anche adesso quando ti chiedono se ci sono novità e tu non sai mai cosa rispondere:
- Beh Robi, com'è andata oggi, ci sono novità?
- Mah, veramente oggi non sono morta.
- Ah è già una gran cosa, non è da tutti insomma.
- Eh già. :) 

2 novembre, ognissanti, pranzo coi parenti, morte