martedì 24 giugno 2014

La storia dei miei jeans

Avevo un paio di pantaloni. 
Dei jeans. 
Non erano particolarmente belli. Normali, direi. 

Li avevo da sempre. Da quando mi ricordo, insomma. 
Non so se avete presente quel tipo di jeans che sai di avere da sempre.
Li mettevo ad ogni occasione perché era quel tipo di pantalone appropriato per ogni occasione: dalle serate in discoteca ad un pranzo coi parenti. 
Giusti con una magliettina nera o abbinati ai colori più vivaci.

Non mi piacevano del tutto, è chiaro. 
Ma a me cosa piace alla fine? 
Mai niente, avete ragione.

Così un bel giorno decido di tagliarli, avevo sentito un paio di pareri e in più quell’anno andavano gli short. 
Massì, mi dico, tagliamo. 
Rinnoviamo. 
Zac. 
Via.

Ho cercato una sarta che mi piacesse. 
Le mie amiche hanno cominciato a consigliarmi, 
"vai da quella che è più brava, vai da quell’altra che è meno cara, vai da quella che è più vicina".
Io comunque avevo fatto la mia scelta, Michela. Mi piacevano i suoi lavori e come aveva tagliato altri jeans che avevo visto in giro perciò l'avevo scelta fra tante. 

Ho portato quindi i jeans dalla Michela e le ho spiegato come li volevo. 
Lei mi ha detto come sarebbero venuti. 
Io le ho detto che potevano andare bene e ha cominciato.

Li ha tagliati.
All'inizio mi piacevano, sapete com'è, la novità. 
Poi però più li guardavo e più mi dicevo, 
"mmm forse eran meglio prima. Mmm, sì, eran meglio prima. Già".

Adesso ho dei jeans troppo corti dentro al mio armadio e non li metto più.

Cosa mi ha insegnato tutta questa storia? Che bisogna stare attenti quando si taglia qualcosa e, sicuramente, a non commettere un tipo di errore simile in futuro.

E questo, se mai ve lo foste chiesti, è tutto quello che penso sulla rinoplastica.

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martedì 17 giugno 2014

Io me lo immagino così

Io me lo immagino così,
inizia tutto con un no.

NO.

Un piccolo paesino, una grande città, non ha importanza dove.

Solo un urlo, chiaro e distinto.
NO.

Un urlo che diventa parola.
NO.

Ci sei solo tu e quelle due lettere piccoline, uno dopo l’altra, che hanno la forma di una sequenza codificata.
NO.

Non vi è lamento successivo, né grida di disperazione come ad accettare l’inesorabile. La sciagura. 
NO.

Da adesso sai che nulla sarà come prima.
Non potrai più far finta di niente.
E come del resto? Negare l’evidenza stavolta non funzionerà.
È anche questione d’imbarazzo, non lo potresti sopportare.
E poi il senso di colpa. No. Non puoi far finta di nulla.
No.

NO. 
È l’unica esclamazione che ti è concessa, di quelle talmente brevi che non sai se le hai fatte davvero, a voce alta, oppure è solo nella tua testa.
Starai lì, pensando di sognare. Sognando di sognare. 

NO.

Ti chiederai dove hai sbagliato, è chiaro.
E cercherai le tue colpe, perché sai di averne, troppo permissivo o al contrario, troppo esigente?
Sarà stata quella volta che hai detto che si doveva adeguare. Che hai riso perché siamo nel 2014 e ancora no. 

E sai che anche gli amici ti gireranno le spalle e tutto ciò che ti ha sempre circondato ti sembrerà ostile.
E sai che soffrirai, e molto. E sai che dovrai delle spiegazioni. Sempre.
E sai che sarà per sempre.

E allora maledirai il giorno che sei nato. E chiuderai gli occhi forte e ti rivolgerai a dio anche se non credi e penserai,
“portami indietro, portami indietro, portami indietro”.

Ma non funzionerà.
Sei andato. È finita. Addio.


Sì, deve essere così, quando tua madre ti chiede l’amicizia su Facebook.

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martedì 10 giugno 2014

Keep Calm e stai felice

Mesi fa ero talmente nervosa.
Soprattutto la mattina, appena dopo il sesto caffè. 
E non capivo il perché. 

Mi arrabbiavo per qualsiasi cosa.
Al “come stai” potevo tirare su un polverone che, Arciduca Ferdinando, ti prego, muori un po’ più in là ché qui c’è una professionista. Io.

Sì, insomma, ero talmente nervosa che se avessi avuto un bazuka fra le mani non avrei saputo che farmene visto che sarei riuscita benissimo ad uccidere qualsiasi essere vivente nel raggio di chilometri a mani nude.

Non potevo proprio continuare così, ne andava della mia felicità perché quando si è nervosi non si è felici, si è nervosi.

E allora mi sono detta,
“Roberta, è ora che fai qualcosa.”
E mi sono anche risposta,
“No”.
“Dai”.
“No, non è vero che son nervosa”.
“Sì che lo sei”.
“IO. NON. SONO. NERVOSA.”
“Sì che lo sei”.
“NO”.
Eh va be’, ho continuato così per un po’, finché la parte nervosa di me ha cominciato a picchiare la parte arrabbiata di me e, pensate un po’, quella che le ha prese di più alla fine è stata la parte totale di me.

Finché non ho trovato una soluzione.
Il tè.

Il tè is the way.

Come ho fatto a non pensarci prima? Eppure è così chiaro: pensate agli inglesi con il loro aplomb, tanto che hanno pure una parola fatta apposta, aplomb, per l’appunto e adesso pensate ai napoletani, sempre fumantini, cos’è che li differenzia? Il tè e il caffè, mi sembra ovvio.

Così ho fatto: ho sostituito il tè al caffè la mattina e adesso sono rilassatissima.
Ragazzi, rilassata.
Mi dovete vedere, rilassata.
La mattina, appena mi sveglio, via con la mia tazza di tè e sono talmente rilassata che mi rigiro su un fianco e mi rimetto a dormire.
Ahhhh. 

Anzi vi do un consiglio, appena vi svegliate fate una bella colazione e bevete la vostra tazza di tè, poi con la pancia piena tornatevene a letto, sotto le lenzuola, e non farete altro che pensare,

è forse questa, la felicità?

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martedì 3 giugno 2014

Marnedì

Allora, come state passando questo Marnedì?

Dai, che se oggi è Marnedì, e cioè un Martedì che sa molto di Lunedì, è perché abbiamo fatto il Week End lungo.
E dove siete stati di bello?
Al mare o in montagna?
All’Ikea intendo, a quella al mare o a quella in montagna?
No, scherzo. 

Anzi visto che vi trovate qui, su questo blog, siete decisamente da partenza intelligente.
Come me, del resto.

No, veramente, parliamo.
Non parliamo mai. 
Dove siete stati? 
Chissà.

Magari siete più tipi da campeggio.
Il campeggio è bello, si spende poco e poi si è sempre a contatto con la natura: basta una tenda e uno zaino che puoi girare tutto il mondo. 
Il campeggio è bello finché non ti ricordi che prima o poi avrai bisogno di un bagno.
Bello eh, però.

Magari siete da lago. 
Magari sì, vi piace al lago e siete andati al lago. 
Niente mare, niente montagna. Siete andati al lago. Vi piace il lago.
Bene, se preferite il lago prendete il mouse e andate in alto a destra. 
Ora, con la freccettina del mouse, appunto, andate su quel quadratino rosso con una x nel mezzo. Perfetto, ora cliccateci sopra.

Benissimo.
Ora siamo sicuri che siamo rimasti solo noi delle partenze intelligenti.

Ah non che io sia più sveglia di quelli a cui piace il lago, sia chiaro.
A me infatti non importa dove vado il Week End lungo, mare o montagna fa lo stesso, anzi spesso sto a casa mia, tanto ho in testa un solo ed unico pensiero il Week End lungo e lo passo tutto chiedendomi,

ma oggi che razza di giorno è?

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immagine tratta dal film Moonrise Kingdom
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