martedì 2 aprile 2013

Zero

Ho comprato delle tende nuove, ora le devo appendere.
E allora prendo la scala e un martello, poi mi occorre una pinza per togliere quelle vecchie. Ah e anche dei gancetti nuovi ché queste non hanno i passanti. E l'asta mi sa che è troppo grande, forse la dovrò sostituire, non so, adesso vedo. 
Meglio prevedere e prepararsi tutto l'occorrente senza lasciare nulla al caso, così si fa un bel lavoro. 

Uno magari non ci pensa ma è una di quelle cose che fa riflettere questa qui delle tende, sul tempo, sulle proprie aspettative, sull'immagine che abbiamo di noi o che avevamo e invece no, non è quella reale.
Un po' di anni fa non credevo che sarei mai diventata una così, una che cambia le tende, per intenderci. Credevo che sarei stata più Rock and Roll, una di quelle tipe che parla di piercing e di quelle cose che si mettono sotto pelle e fanno anche un po' senso e di tatuaggi. Mi ricordo che mi piacevano un sacco i tatuaggi e allora credo che sarebbe stato bello parlarne,
- eh devo chiamare Guido e prendere l'appuntamento per un altro tatuaggio ma ho paura che non troverò un buco libero, oramai.
- Ah non sapevo che Guido avesse così tanto da fare, comunque puoi sempre andare da Fede, mi hanno detto che è un bravo tatuatore anche lui.
- No, no, intendevo sul mio corpo. Un buco libero sul mio corpo dove disegnare, ormai non ho più un centimetro disponibile.
- Ah fico.
- Eh già.

Credevo che sarei diventata una di quelle che non vuoi che i tuoi figli frequentino, una di quelle che ha sempre qualcosa di veramente fico da raccontare agli amici:
- Ah e ieri sera non sai cosa è successo?
- Eh no, che hai fatto di veramente fico, Robi?
- Eh no, lo domandavo a te: non sai che è successo ieri sera?! No perché io non mi ricordo nulla.
- Ah fico.
- Già.

Oppure una di quelle persone che ha bisogno di sentire ogni volta il brivido della precarietà del tutto per sentirsi viva: 
"ah magari non so cosa ho fatto ieri sera ma di sicuro so cosa farò domani: scalata del K2. Poi, per il ritorno, ho pensato di fare una cosa ancora più assurda: mi butto direttamente dalla cima col paracadute e poi gli ultimi chilometri in parapendio". 

No invece, niente di tutto questo anzi, quando vedo tutte quelle persone che fanno sport estremi penso sempre
"certo che la gente non sa più cosa inventarsi per morire male".
Io, adesso, se sento un brivido credo subito di avere la febbre e mi dico da sola, 
"eh lo sapevo io, Robertina, tu vuoi fare gli stravizi. Eh certo, la sera esci senza maglia e poi che ti aspetti? Questa è un'influenza, son sicura, ora si va dritte a casa senza fare storie".

Ho sempre pensato che sarei diventata una di quelle tipe spericolate che hanno bisogno di avventura:
"eh allora ci siamo ritrovati in America, così dal nulla. Abbiamo preso una di ste tre barche e niente siam arrivati lì per caso. Ci avevano detto - si va nelle Indie - e invece. Che storia ragazzi, che storia". 
Nella realtà avviso anche quando voglio fare una sorpresa: "Vale, tra mezz'ora sono sotto casa tua, ti faccio un'improvvisata". 
Tutto calcolato, zero rischi, zero imprevisti. Zero.

È così, sono una persona prudente, ho comprato delle tende nuove e ho scoperto di essere una persona prudente, lo devo accettare anche perché è proprio evidente ne ho avuto la conferma assoluta quando mio padre entrando nella stanza mi ha detto: "ah ma hai ritirato fuori il casco, hai intenzione di riprendere il motorino?" e io guardando quel coso lì vicino alle pinze e al martello ho pensato "ma davvero credi che andrei mai su un trabiccolo a due ruote?! Ma per chi mi hai preso, frikkettone?! Il casco mi serve per appendere le tende nuove: devo salire su una scala, non ce lo dimentichiamo".
E insomma sì, mi è sembrata la cosa più ovvia di questo mondo da pensare.

prudenza, immagine di sé



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