Arrabbiatissima con i miei genitori, questa è la verità.
Arrabbiatissima.
Da oggi in poi mi potrei descrivere così,
arrabbiatissima con i miei genitori.
Non arrabbiata, arrabbiatissima.
La motivazione è presto detta:
non comprano mai la frutta che mi piace.
A casa dei miei esistono solo quelle mele sfigate. E pere. E kiwi.
E tutta quell'altra frutta sfigata che piace alla gente sfigata che sfigatamente la deve sbucciare.
Che poi questa è la stagione dell'uva.
Ma quanto è buona l'uva, dico io?
L'uva, il nettare degli dei.
"Comprate l'uva" dico io.
"L'uva ti fa male alla pancia" dicono loro.
"Non è vero" dico io.
"Sì" dicono loro.
"Ma come fate a dirlo?" dico io.
"Ce l'hai detto tu" dicono loro.
Nego.
Mai e poi mai posso aver detto una cosa del genere.
Nego e passo all'attacco, passo in modalità polemica, quello che devo fare adesso è sfruttare ogni pretesto per menzionare la parola uva e ricordare loro la tremenda mancanza facendo così leva sull'unico strumento al quale due persone cresciute con un'educazione di stampo cattolico sono sensibili: il senso di colpa.
La prima vittima è mia madre.
- Mamma, dove hai messo i costumi, gli occhialini e tutta l'altra roba del mare?
- In soffitta Robi, perché?
- No è che hai dimenticato di metterci la crema solare. Questa qui, fattore 30 U.V.A. Certo che è bella alta, 30 U.V.A, non trovi? 30 U.V.A, deve essere buona. U.V.A. U.V.A
Poi, subito dopo, mio padre.
- Babbo ha chiamato Riccardo.
(nota: Riccardo è l'amico di mio padre che al posto della erre pronuncia la lettera vu)
- Ah ViccaVdo, voVVai diVe. Eh che voleva, ViccaVdo?
(nota: fai credere a tuo padre che hai colto l'ironia e inizia a parlare anche tu come Riccardo, solo dopo si accorgerà di avere una figlia subdola e meschina).
- Eh voleva sapeVe se hai letto quella cosa sull'uVanio impoveVito che t'ha mandato per email. Sì, ho detto pVopVio uVanio impoveVito. UVanio. UVanio.
(nota: "uranio" è l'unica parola che mi è venuta in mente)
Ecco, hanno capito entrambi, adesso è solo questione di tempo,
ora bisogna farlo lavorare, il senso di colpa.
Tutto è bene ciò che finisce bene.
Mia madre ha ricontrollato tutta la roba del mare trovando il tempo per mettere mano al mio armadio facendomi il cambio di stagione sistemando tutti i miei vestiti in ordine cromatico, dal nero più chiaro al nero più scuro. Poi, ovviamente, mi ha sbucciato la mela tagliandola in spicchi a forma di animaletti, fiorellini e personaggi delle favole.
Mio padre, dopo aver avvisato la polizia circa il suo amico Riccardo mi è andato a comprare l'uva che ho mangiato e adesso, ovviamente, ho il mal di pancia.
E quindi niente, avevano ragione loro: l'uva mi fa venire il mal di pancia.
Del resto l'ho sempre detto che il mio problema è la memoria, fin da che mi ricordo.
Parto sempre con dei buoni propositi poi passa qualche minuto e niente, non mi ricordo più nemmeno come mi chiamo, tanto che a quelli che si tatuano il nome dei figli li capisco proprio, io lo farei anche con la lista della spesa:
"prendi la mozzarella e il pane, ritira camice in tintoria, Kevin e Jennifer amori di mamma".
Quindi se mi incontrate per strada e ho la faccia di chi sta ragionando sui massimi sistemi in realtà son lì che penso
"cos'è che dovevo fare io oggi?!".
Perché il mio problema, non so se l'ho detto, è la memoria.
Ah, e l'uva a quanto pare.
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